Liberiamoci dalla Precarietà
Il nostro tempo è adesso. La vita non aspetta. La
prima assemblea nazionale
di Valeria Masiello
Centopaasi N 0 Gennaio 2012
A coloro che ci chiamano “bamboccioni”, che speculano sulla nostra vita, che chiudono gli occhi di fronte ad una generazione a cui è stato tolto il futuro. A coloro che pretendono merito, eccellenza e impegno senza dare in cambio rispetto, serenità, un contratto di lavoro stabile. Ecco una risposta seria, dignitosa, concreta, con il coraggio di chi sa e può pretendere quello che spetta ad ogni essere
umano: il diritto alla felicità. Ecco una forza pacifica composta da giovani colti e impegnati: ingegneri e avvocati, precari della scuola e dei call center, psicologi, giornalisti, stagisti, disoccupati,
stude n t i ,lavoratori interinali, un esercito che ha deciso di farsi sentire e di riunirsi in un Comitato
che dal 9 aprile 2011 lavora stabilmente per liberare il nostro Paese dalla precarietà. All’assemblea Nazionale del 19 e 20 novembre hanno partecipato centinaia di attivisti di coordinamenti, associazioni, reti di lavoratrici e lavoratori precari che hanno collaborato per presentare al Governo
e alle forze sociali un decalogo di proposte concrete: contratto stabile per lavoro stabile, diritto ad un equo compenso, continuità di reddito nei periodi di disoccupazione anche per i lavoratori precari,
reddito minimo d’inserimento, contributi maggiori per non condannare i giovani ad una vecchiaia senza pensione, diritto di voto, di assemblea e di sciopero, diritto alla maternità e alla paternità, indennizzo di malattia garantito, formazione continua, contratti di affitto e forme di locazione agevolata per chi lavora con contratti precari o ha redditi bassi. Non si tratta di proposte irrealizzabili, moltissime di queste sono già da anni norme ordinarie negli altri Stati Europei. E’ ora che i nostri Governanti facciano pagare la crisi a chi l’ha provocata invece di contrattare con la finanza, Confindustria, le banche, le assicurazioni imponendo al contempo ai sindacati, ai lavoratori e alle famiglie. Le risorse per un nuovo stato sociale non devono provenire dall’abbassamento dei diritti ma dalla tassazione dei grandi patrimoni e delle transazioni finanziarie. Durante l’Assemblea, nei vari interventi, si levava a gran voce un'unica richiesta: giustizia! Molte voci erano mosse dall’emozione, dalla rabbia, dalla paura di scontrarsi con una realtà in cui a pagare sono solo e sempre i più fragili. Stiamo lavorando senza garanzie, senza diritti, senza salari adeguati ma adesso una cosa è più chiara, siamo tanti e siamo determinati: la precarietà si può combattere, non è un destino ineluttabile!
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