Quando
si è insediato come Presidente del Consiglio, Monti ha introdotto il trittico
rigore-equità-crescita. Per il momento abbiamo visto solo il rigore,
dell’equità e della crescita neanche l’ombra. Le recenti riforme presentate dall’esecutivo
chiedono soltanto sacrifici ai lavoratori dipendenti senza un minimo di
giustizia sociale e senza creare un posto di lavoro in più. Dentro questo
quadro la crisi continua e continuano a pagarla i soliti noti, con un costo
altissimo per i giovani ed i precari. A questo proposito è intervenuto su
rassegna.it il Professor Michele Raitano, ricercatore di Politica Economica
all’Università La Sapienza
di Roma, il quale definisce così la riforma del mercato del lavoro: "Incoerente, contraddittoria, ma
soprattutto senza un minimo di attenzione per i giovani. Parlare di rigore va
bene, ma definire equa questa riforma davvero non ha senso". Una proposta,
quella dell'esecutivo, che va letta insieme a rimodellamento delle pensioni. Il
cerchio si chiude con meno tutele per molti e senza interventi concreti sulla
flessibilità selvaggia. Ma quello che colpisce è che, al contrario di quanto si
è voluto far credere, per i giovani non si è fatto nulla”. Come CGIL di
Terni, partendo proprio da quest’analisi, pensiamo di dedicare un pezzo della
mobilitazione in modo particolare al tema delle politiche giovanili con
iniziative e strumenti specifici che vogliamo costruire sulla base della
partecipazione delle giovani compagne e dei giovani compagni iscritti alla
nostra Organizzazione. Una mobilitazione necessaria per rispondere
all’accanimento del Governo: prima tolgono alle giovani generazioni persino la
possibilità di calcolarsi l’anno della pensione, in quanto il diritto sarà
legato alla speranza di vita senza più alcuna certezza sulla maturazione, poi non
si fa nulla per cancellare la precarietà e per garantire la continuità del
reddito. Anche i piccoli passi fatti nella giusta direzione non sono
sufficienti a dare risposte; infatti, è inutile alzare la contribuzione dei
contratti precari se non si interviene sui periodi di non copertura
contributiva dei lavoratori e soprattutto se non si sconfigge il rapporto
inversamente proporzionale che c’è tra precariato e diritti. Così come rimane
una mera enunciazione di principio quella di rendere l’apprendistato il
“contratto prevalente” per l’ingresso nel mercato del lavoro dei giovani, quando
permangono tutte le altre forme di lavoro precario. In questo senso è
interessante leggere i dati nella provincia di Terni: tra il 2010 e 2011 sono
diminuiti i contratti a tempo indeterminato (-921%) ma anche a tempo determinato
(-356%) e il citato apprendistato (-109), contemporaneamente sono aumentati il
lavoro interinale (+286%) e il lavoro intermittente (+963%). Tutto questo per
dimostrare che il poco lavoro che c’è a Terni vede anche una fortissima precarizzazione
e tra i contratti l’apprendistato è uno dei meno richiesti, quindi per renderlo
prevalente bisogna sicuramente fare cose più concrete. Serve una seria lotta
alla precarietà e una reale estensione degli ammortizzatori sociali laddove,
invece, si è compiuto un vero e proprio massacro: si è tagliato drasticamente a
chi poteva essere coperto da ammortizzatori anche per quarantotto mesi senza
prevedere la copertura ai precari, giacché per accedere alla nuova
assicurazione sociale per l'impiego (ASPI) c’è bisogno di una continuità di
impiego e contributiva che di fatto taglia fuori tutti i lavoratori atipici. E’
indispensabile estendere l'indennità di disoccupazione a tutti coloro che oggi
ne sono esclusi, come chiedono I Giovani Non + disposti a tutto, così come è
necessario estendere le tutele. Il diritto alla maternità e paternità, il
diritto alla malattia intesi come diritti universali e garantiti a tutte le
tipologie di lavoro. Considerando che esiste già una sorta di salario di
ingresso dei giovani, anche in questo caso è utile fare esempi concreti; sempre
a Terni, se guardiamo il monte salari dei lavoratori INPS scopriamo che gli under
35 percepiscono in media 388 euro in meno rispetto agli over 35. Insomma, su
giovani e precarietà c’è molto da fare e come CGIL abbiamo l’ambizione di far
ricomparire nella riforma del mercato del lavoro il diritto ad un futuro.
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