Perché rendere tutti licenziabili favorirebbe i giovani precari? Nessuno lo spiega
di Marco Vulcano Centopassi N 1 Maggio 2012
Periodicamente la politica non trova di
meglio da fare che lanciare l’ennesimo attacco ai diritti del lavoro e
puntualmente si torna a parlare dell’art. 18 dello Statuto dei Lavoratori.
Ultimamente va di moda la storiella secondo cui l’art. 18, che obbliga
(obbligava?) le imprese al reintegro dei lavoratori licenziati senza giusta
causa, sia alla base dell’ipotetica – e fantomatica – guerra generazionale tra
padri e figli: una contrapposizione tra garantiti e non garantiti in cui per
dare agli uni bisogna necessariamente togliere agli altri. Ma un punto non è
chiaro: perché si farebbe un favore ai giovani precari rendendo licenziabili
senza giusta causa tutti i lavoratori? Qual’ è il nesso tra le due cose?
Nessuno lo spiega, anzi. Di certo c’è che abolire – o ridimensionare –
l’art.18 significa non solo toglierlo o indebolirlo a chi ce l’ha, ma negarlo o
ridimensionarlo anche a chi domani avrebbe potuto averlo. L’eliminazione
dell’obbligo di reintegro in caso di licenziamento ingiusto potrà, infatti, determinare
un processo di progressiva “rottamazione” dei lavoratori – magari quelli più
scomodi, che contestano o rendono un po’ meno poiché fisicamente meno
dotati – e la loro sostituzione con
lavoratori più “convenienti”, senza diritti e disposti a tutto. Così tutti i
lavoratori, vecchi, giovani, donne, uomini, precari, somministrati, saranno più
deboli, usati come merce e gettati quando non serviranno più all’azienda. Ma
c’è di più. L’art. 18 è anche un utile strumento di lotta
alla precarietà a disposizione del sindacato – e del giudice – nei confronti
dell’impiego di forme illegittime di lavoro atipico. Una volta che un contratto
sia giudicato illecito può essere convertito in un contratto a tempo indeterminato
e la scadenza del contratto atipico viene considerata alla stregua del
licenziamento illegittimo, ove l’art. 18 impone il reintegro. Ora, molto
probabilmente, non sarà più così. Senza l’art. 18 tutti vedranno peggiorare la
propria condizione. In primis i precari.
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