Donne: Tra lavoro e Famiglia

Nei
primi nove mesi del 2011 in Italia quarantacinquemila donne hanno lasciato il
posto di lavoro e il 40% di esse ha preso questa decisione per dedicarsi alla
famiglia; gli uomini che lo fanno per lo stesso motivo sono solo il 3%. La
scelta non è così volontaria come potrebbe sembrare, poiché il problema maggiore
per le donne è il sistema italiano che non fornisce servizi alla famiglia, non
organizza strutture e non porta avanti politiche di conciliazione tra tempi di
lavoro e tempi di vita. Le donne hanno più difficoltà ad entrare nel mondo del
lavoro anche quando dimostrano di essere più competenti degli uomini e quando
ci riescono, si vedono offrire stipendi più bassi e contratti temporanei; a
molte di esse è negata l’assunzione se durante il colloquio alla domanda: “Ha
intenzione in futuro di formare una famiglia e avere dei figli?” rispondono
innocentemente di sì, o altrimenti vengono licenziate non appena comunicano al
datore di lavoro di essere incinte. La crisi economica ha drasticamente
peggiorato le condizioni di lavoro delle donne con stipendi più bassi a fronte
di carichi di lavoro maggiori, con l’innalzamento dell’età pensionabile, con i
tagli a servizi fondamentali come asili nido e assistenza sanitaria, con la
liberalizzazione degli orari degli esercizi commerciali, con una classe
politica che negli ultimi anni si è dedicata all’umiliazione e alla
mortificazione della figura femminile fino a mercificarla e renderla marginale
invece di riconoscerle i propri meriti. In realtà, è proprio grazie ad una
buona occupazione della donna che l’Italia può sperare di ripartire, è proprio
dando spazio alla grande risorsa femminile che si può immaginare una crescita
che non sia solo economica ma anche culturale: la Womenomics è una teoria
economica che studia la stretta connessione che c’è tra lavoro femminile e
crescita economica e afferma che il lavoro delle donne è oggi il più importante
motore dello sviluppo mondiale; addirittura nei Paesi dove la donne lavorano di
più si registra una maggiore crescita demografica, a dimostrazione del fatto
che i figli non sono un ostacolo all’occupazione ma anzi un’importante risorsa
per il futuro del Paese. L’Italia è in ritardo e in controtendenza, siamo al
penultimo posto in Europa come occupazione femminile, ed è da qui che dobbiamo
ripartire associando ad una maggiore opportunità lavorativa anche serie
politiche di conciliazione e servizi alla famiglia che contribuiscano al
benessere delle lavoratrici, dei lavoratori e del Paese intero.
Lo Stato Sociale in Italia non garantisce alcun supporto
di Laura Ricci
Centopassi N 1 Maggio 2012
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