sabato 5 maggio 2012

Lo fanno per i giovani

Il concetto di flessibilità in entrata e in uscita si traduce in maggiore precarietà

di Marco Vulcano Centopassi N 1 Maggio 2012

 

Da diverso tempo ormai la parola crisi compare accoppiata a un numero: il 18, l’articolo dello Statuto dei Lavoratori. Secondo l’attuale Governo, una buona parte di Confindustria e un po’ tutta la grande stampa, l’impossibilità di licenziare senza giusta causa sarebbe ciò che impedisce l’uscita dell’Italia dalla crisi. Pertanto, la tutela dei lavoratori dai licenziamenti ingiusti andrebbe abolita o fortemente ridimensionata, abrogando o ridimensionando l’art. 18. In buona sostanza si dichiara l’inconciliabilità tra diritti e produttività, con buona pace di circa un secolo di storia, diritti, progresso sociale.Per i sostenitori di questa tesi, a beneficiare della possibilità di essere licenziati ingiustamente sarebbero soprattutto i giovani precari, ai quali le aziende dischiuderebbero finalmente le porte dell’assunzione una volta messe in grado di poter licenziare liberamente chiunque non vada loro a genio. Del resto tutti lo sanno, essere licenziabili in qualunque momento e senza un giustificato motivo è il sogno di tutti i giovani! Peccato, però, che i sostenitori di questa sadica visione del mondo raccontino un mondo che non esiste, dimenticando studi come quello della Banca d’Italia in cui si afferma che la crescita non è scoraggiata dall’art. 18 ma da fattori come la pressione fiscale, la difficoltà di accesso al credito e la mancanza di incentivi alle produzioni innovative. Gli indici Ocse sulla “rigidità in uscita” collocano inoltre l’Italia ben al di sotto della media Ue, mentre la maggiore potenza economica europea, la Germania, vanta una rigidità in uscita quasi doppia di quella italiana. Chissà se i tecnici del Governo lo sanno o fanno finta di non saperlo? L’art.18 si applica infatti solo alle aziende con più di quindici dipendenti, cioè circa il 5% del tessuto produttivo. Il restante 95% delle imprese italiane ne è tuttora esente. Tuttavia non dobbiamo stupirci più di tanto. Spaventata dalla crisi e non riuscendo a immaginare un futuro, l’attuale classe dirigente guarda al passato, più precisamente agli anni Cinquanta del secolo scorso, quando in un mercato del lavoro senza regole e governato da grandi gruppi industriali si era liberi di licenziare arbitrariamente chiunque. Ma state tranquilli, lo fanno per i giovani!

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