Lo fanno per i giovani
Il concetto di flessibilità in entrata e in uscita si traduce in maggiore precarietà
di Marco Vulcano
Centopassi N 1 Maggio 2012



Da diverso tempo ormai la parola crisi
compare accoppiata a un numero: il 18, l’articolo dello Statuto dei Lavoratori.
Secondo l’attuale Governo, una buona parte di Confindustria e un po’ tutta la
grande stampa, l’impossibilità di licenziare senza giusta causa sarebbe ciò che
impedisce l’uscita dell’Italia dalla crisi. Pertanto, la tutela dei lavoratori
dai licenziamenti ingiusti andrebbe abolita o fortemente ridimensionata, abrogando
o ridimensionando l’art. 18. In
buona sostanza si dichiara l’inconciliabilità tra diritti e produttività, con
buona pace di circa un secolo di storia, diritti, progresso sociale.Per i sostenitori di questa tesi, a
beneficiare della possibilità di essere licenziati ingiustamente sarebbero
soprattutto i giovani precari, ai quali le aziende dischiuderebbero finalmente
le porte dell’assunzione una volta messe in grado di poter licenziare
liberamente chiunque non vada loro a genio. Del resto tutti lo sanno, essere
licenziabili in qualunque momento e senza un giustificato motivo è il sogno di
tutti i giovani! Peccato, però, che i sostenitori di questa
sadica visione del mondo raccontino un mondo che non esiste, dimenticando studi
come quello della Banca d’Italia in cui si afferma che la crescita non è
scoraggiata dall’art. 18 ma da fattori come la pressione fiscale, la difficoltà
di accesso al credito e la mancanza di incentivi alle produzioni innovative.
Gli indici Ocse sulla “rigidità in uscita” collocano inoltre l’Italia ben al di
sotto della media Ue, mentre la maggiore potenza economica europea, la Germania, vanta una
rigidità in uscita quasi doppia di quella italiana. Chissà se i tecnici del Governo
lo sanno o fanno finta di non saperlo? L’art.18 si applica infatti solo alle
aziende con più di quindici dipendenti, cioè circa il 5% del tessuto
produttivo. Il restante 95% delle imprese italiane ne è tuttora esente. Tuttavia non dobbiamo stupirci più di tanto.
Spaventata dalla crisi e non riuscendo a immaginare un futuro, l’attuale classe
dirigente guarda al passato, più precisamente agli anni Cinquanta del secolo
scorso, quando in un mercato del lavoro senza regole e governato da grandi
gruppi industriali si era liberi di licenziare arbitrariamente chiunque. Ma
state tranquilli, lo fanno per i giovani!

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