“Ce lo chiede l'Europa” con questa frase le ultime due legislazioni hanno giustificato ogni nuovo provvedimento economico con i suoi conseguenti sacrifici; ed è con questo stesso motto che venerdì dodici ottobre i ragazzi e le ragazze della Rete degli Studenti Medi di Terni, aderendo alla manifestazione nazionale studentesca delle scuole superiori, sono scesi in piazza rivendicando il proprio diritto allo studio.
La partecipazione non numerosissima nella nostra provincia
a causa delle piogge torrenziali di quel giorno, non deve distogliere
l'attenzione dalle gravi questioni che hanno portato ad un simile evento.
I ragazzi e le ragazze presenti erano lì per accendere i
riflettori su temi come il costo dello studio, l'appiattimento delle Offerte
formative e del sistema Istruzione in generale, dimostrando il loro dissenso
verso il DDL 953 (legge Aprea) in discussione al Parlamento e chiedevano un
adeguamento degli investimenti sull'Istruzione agli standard europei.
Perché l'Europa sono
le studentesse e gli studenti di oggi e non si può pretendere di superare una
crisi economica grave come quella che stiamo vivendo senza puntare
all'istruzione come motore principale per una lenta ma sicura rinascita.
Non è , però, consegnando la scuola in mano ai privati,
(come tenta di fare il decreto di legge Aprea)
o facendo spendere in media ogni anno alle famiglie fra i 1500 ed i 3000
euro per ciascun figlio, che l'istruzione pubblica italiana - uno dei sistemi
più sotto finanziati d’Europa, al penultimo posto nella classifica degli
investimenti in cultura e sapere dei Paesi industrializzati - migliorerà.
È
opportuno quindi che l'attuale governo si renda conto del potenziale che gli
studenti rappresentano per garantire un futuro all'Italia in ogni campo,
economico, sociale e politico ed è fondamentale che questi partecipino
attivamente al cambiamento anche iniziando con la sola rappresentanza
studentesca.
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