venerdì 11 gennaio 2013

Liberalizzazioni degli orari commerciali, ma a vantaggio di chi?

di Ilaria Todaro Centopassi N 2 Gennaio 2013

  Il governo Monti ha presentato, all'interno del decreto cosiddetto "salva-Italia", anche una norma riguardante la liberalizzazione degli orari commerciali . Non più una limitazione alle sole città d'arte ma la possibilità per negozi e ipermercati di aprire 24 ore al giorno, la domenica e i giorni festivi, come Natale e Pasqua. Assieme a questa norma, chiara e netta, si delinea anche il superamento dei vincoli in materia di insediamenti commerciali, considerati contrari alla libera concorrenza".

L'applicazione nelle città di questo pezzo del decreto potrebbe voler dire l’apertura di un elevato numero di grandi strutture commerciali . L'autore di questa normativa è l'ex garante alla concorrenza Catricalà, ora sottosegretario, "noto per la grande disponibilità dimostrata nella sua precedente attività verso la potente associazione della grande distribuzione privata Federdistribuzione

Proprio Federdistribuzione pare aver scritto alcune parti della manovra Monti riguardo al commercio di farmaci, di carburanti e quelle citate sul commercio al dettaglio, identiche alle richieste avanzate negli ultimi mesi dall’associazione. Federdistribuzione è riuscita negli anni, anche finanziando soggetti vicini all'Università Bocconi (Cermes), a suscitare un grande interesse rispetto alla propria piattaforma di liberalizzazioni.

Liberalizzazioni che innegabilmente porteranno maggiori utili a quelle imprese ma che danneggiano l'occupazione, i consumatori, i cittadini, la qualità della vita di milioni di persone.
Danneggeranno l'occupazione perché chiuderanno migliaia di imprese piccole e grandi, che non potranno reggere la concorrenza, e le nuove assunzioni non compenseranno che in minima parte i posti di lavoro persi. Crescerà la precarietà, già oggi a livelli intollerabili".
Non solo."i consumi non aumenteranno, con l'estensione degli orari, ma si sposteranno dal commercio “debole” a quello “forte”.

Danneggeranno i consumatori, perché quelle chiusure si concentreranno nel residuo commercio nei quartieri, nel commercio di vicinato, a favore dei grandi centri periferici. E gli anziani? E le persone con problemi di mobilità? E chi non ha l'auto? E chi non ha una mezza giornata per fare la spesa?
Danneggeranno i cittadini, perché nelle aree dove scompare il commercio cresce il disagio sociale, appare la malavita. In particolare si annuncia un autentico disastro per i centri storici, con l'accentuazione del fenomeno della desertificazione commerciale". 

 E infine, "danneggeranno i lavoratori, o meglio le lavoratrici, che sono la stragrande maggioranza degli occupati nel commercio . Già oggi il netto peggioramento delle condizioni di lavoro è sotto gli occhi di tutti. Domani la crescita del lavoro notturno, domenicale e festivo, aprirà una frattura tra le lavoratrici e le proprie famiglie, farà crescere il disagio a tutti i livelli. Ecco perchè contro la falsa liberalizzazione del commercio debbono attivarsi tutti: gli enti locali, le forze politiche, i lavoratori e i cittadini".



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